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Recensione ∼ Nevernight – I grandi giochi (Jay Kristoff)

Ben tornati cari Lettori!
Lo avevo annunciato… quindi eccoci qui! Oggi per voi la seconda tappa delle recensioni dedicate a  Nevernight – Gli accadimenti di Illuminotte, trilogia scritta da Jay Kristoff e pubblicata in Italia da Oscar Mondadori Vault (che ringrazio per avermi fornito i tre romanzi in anteprima).

Più si parla di Nevernight in questi giorni, più mi rendo conto di quanto questa trilogia possa “dividere” i lettori. C’è chi la ama alla follia e chi la boccia senza mezzi termini. È affascinante notare come pareri così discordanti possano nascere dalla medesima sorgente. Voi da che parte state?

DISCLAIMER

Questa recensione è SPOILER FREE, ma inevitabilmente contiene informazioni sul primo romanzo della trilogia. Quindi, se non avete ancora recuperato Nevernight – Mai dimenticare, vi sconsiglio di proseguire con la lettura di questo articolo!

I grandi giochi
Nevernight

LIBRO SECONDO DEGLI ACCADIMENTI DI ILLUMINOTTE
#prodottofornitoda Oscar Mondadori Vault

Mia Corvere, distruttrice di imperi, ha trovato il suo posto tra le Lame di Nostra Signora del benedetto omicidio, ma sono in tanti all’interno della Chiesa Rossa a pensare che non se lo meriti. La sua posizione è fragile, e non si sta affatto avvicinando alla vendetta cui agogna. Ma dopo uno scontro letale con un vecchio nemico, Mia inizia a sospettare quali siano i veri moventi della Chiesa Rossa. Al termine dei grandi giochi di Godsgrave, Mia tradisce la Chiesa e si vende come schiava per avere la possibilità di mantenere la promessa che ha fatto il giorno in cui ha perso tutto. Sulle sabbie dell’arena, Mia trova nuovi alleati, feroci rivali e domande ancora più incalzanti sulla sua affinità con le ombre.

467 pagine | €9,99 ebook — €20,00 copertina rigida

“Pazienza” diceva a se stessa, sussurrando quella parola come una preghiera.
“Se la Vendetta ha una madre, il suo nome è Pazienza.”
 

Una Lama, ecco cos’è diventata Mia.
Un’assassina al servizio di Niah, la Nostra Signora del benedetto omicidio. Iniziata in qualità di accolita della Chiesa Rossa, la giovane Corvere viene inviata nella città di Galante.
Mia sembra aver finalmente raggiunto un primo traguardo, ma il nostro folle autore Jay Kristoff non si risparmia mai quando parliamo di scioccanti colpi di scena. La vita della protagonista sta nuovamente per cambiare 

Durante una missione, l’incontro inaspettato con una vecchia – e non del tutto gradita, se così vogliamo dire – conoscenza dell’accademia riuscirà a mettere a dura prova la lealtà di Mia verso la Chiesa. In quel momento l’assassina scoprirà di avere una reale occasione di vendetta, un piano al limite dell’impossibile che potrebbe portarla faccia a faccia con chi ha ucciso suo padre. 

«I gladiatii non temono la morte!» continuò l’executus, saliva sulle sue labbra. «I gladiatii non temono il dolore! I gladiatii temono una sola cosa: l’eterna vergogna della sconfitta!»

È così che Mia si trasforma, da assassina a gladiatii, mantenendo ben saldo nel cuore il feroce desiderio di morte per chi le ha strappato la famiglia da bambina.

A questo punto ci si chiede: quanto labile è il confine fra le parole eroe e antieroe?
È la giovane Corvere a mostrarci la risposta. Non tutto è solo bianco o nero in Nevernight, ma ogni scena è ricca di sfumature e colori. Mia rappresenta un personaggio sfaccettato, complesso, forte e intenso, che si lascia conoscere e amare a piccoli passi, raccontandoci verità che nessuno di noi è pronto a sentire.

Mia girò su se stessa, assimilando quell’oceano di facce, le acclamazioni ebbre di sangue, i piedi tonanti. E per un minuscolo momento, cessò di essere Mia Corvere, l’orfana, l’assassina tenebris, l’incarnazione della vendetta. Spalancò le braccia, gocciolando rosso sulla sabbia, e ascoltò la folla ruggire in risposta. E, solo per un attimo, dimenticò cos’era stata.
Seppe solo cos’era diventata.
“Gladiatii.”

Come ho già accennato nella precedete review (clicca qui se non l’hai ancora letta) questa serie non è adatta a un target giovane e poco si addice a chi non ama libri ricchi di volgarità e violenza.
Per quanto mi riguarda, questi elementi rappresentano un valore aggiunto alla storia, rendendola più realistica e vivida agli occhi di chi legge. Ricordiamo sempre che si parla di assassini e gladiatori dalle mani rosso sangue, non di aristocratici con le puzze sotto al naso. È il contesto a fare la differenza!

Le note a piè pagina – che in molti hanno trovato fastidiose nel primo libro – sono meno presenti in I grandi giochi, scelta ad hoc per non interrompere la narrazione nei momenti più forti e dare così maggiore spazio al pathos. 

Il ritmo di questo secondo volume, infatti, è nettamente più spedito rispetto al primo libro, ma lo stile narrativo non perde la sua originale natura “scomoda” e al contempo coinvolgente. Scene d’azione al limite dell’infarto diventano il cuore pulsante della storia, impreziosite da un cast di  vecchi e nuovi personaggi e un’intreccio narrativo che salta fra presente e passato alla ricerca di risposte.
Kristoff si riconferma un mago del world building, un talentuoso creatore di mondi che affascinano pagina dopo pagina, senza mai stancare. La parola noia non è contemplata, qualunque ambito della narrazione vogliate affrontare.

Più si va avanti, più questa trilogia si conferma fra le migliori degli ultimi anni. Una lettura immancabile per gli appassionati del genere. 

Qui le recensioni degli gli altri due romanzi

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Recensione di
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